L’iniziativa tenutosi lo scorso 13 Maggio alla Camera di Commercio di Matera sul tema 5G, a cui hanno partecipato il ministro Di Maio, gli AD di Tim e Fastweb, ed alcune aziende locali operanti nel settore è parsa più come uno spot pubblicitario sulla tecnologia 5G.

Come è noto recentemente si sono chiusi i bandi di assegnazione delle frequenze per il 5G che hanno visto un introito per lo stato di oltre 6 miliardi di euro pagati dai principali operatori di TLC. Abbastanza ovvio, dunque, che per una operazione economica di questa portata le parti in causa (Governo e aziende interessate) si adoperino perchè il processo di applicazione della nuova tecnologia proceda per il meglio. L’iniziativa ha avuto un obiettivo sostanzialmente divulgativo circa le potenzialità della tecnologia, di informazione e coinvolgimento dell’opinione pubblica sul tema per far passare il messaggio che lo sviluppo e l’applicazione del 5G è una opportunità di sviluppo ed è “cosa buona” sia per le applicazioni di indubbio valore sociale (monitoraggio ambientale e delle infrastrutture materiali, telemedicina, sicurezza), sia per il business che svilupperà (domotica, industria, ecc.) .

Non a caso l’AD di Tim Gubitosi ha espresso l’auspicio che gli investimenti sulla nuova tecnologia avranno senso se vi sarà una adeguata domanda da parte degli utenti finali (sia imprese che privati), cosa che, secondo lui, andrebbe sostenuta anche da soggetti come la scuola e la tv per favorire percorsi di digitalizzazione di massa.

Negli interventi dei 2 Amministratori Delegati intervenuti è emersa una chiara difformità di orientamento rispetto alle scelte infrastrutturali che si vogliono adottare. Mentre l’AD di Fastweb ha esplicitamente dichiarato che il 5G scavalca la fibra e che per lui la tecnologia da usare è la FWA (fixed wireless access), l’AD di Tim Gubitosi ha sostenuto che la soluzione migliore potrebbe essere quella di una combinazione delle due architetture.

Non è un dettaglio trascurabile se si pensa a come cambiano gli scenari per la realizzazione e la gestione di reti di questo tipo e gli impatti sull’occupazione.

Ultimo intervento è stato quello del ministro Di Maio il quale ha detto che il governo sosterrà il progetto 5G perchè ritenuto uno strumento utile a migliorare la qualità della vita. Saranno fatti investimenti specifici, si ridurrà la burocrazia che spesso è un ostacolo (pur prevedendo una sorta di golden power sul 5G), ci saranno campagne di comunicazione promuovendo 3 HUB nazionali (nord/centro/sud) dove si faranno sperimentazioni. Matera sarà l’HUB per il sud e si prevede un investimento di 15 milioni per la cosiddetta “casa delle tecnologie emergenti”. E’ stato fatto anche un passaggio rispetto alle implicazioni occupazionali che questo processo di innovazione tecnologica porterà. Servirà accompagnare un percorso di riqualificazione delle professionalità e si faranno adeguati investimenti a favore delle imprese per formazione e innovazione.

Credo che nell’intervento di Di Maio sia mancata una riflessione di insieme sul mondo delle TLC (cosa che mi sarei aspettato) ed in generale su un settore che, con la privatizzazione, ha scontato instabilità e problemi come testimoniano le situazioni di crisi di tanti operatori che spesso scaricano anche sulle maestranze le loro difficoltà. Dovendo infine muovere una critica severa alla posizione del ministro, trovo veramente preoccupante il fatto che da un lato ci sia un evidente orientamento alle imprese per favorire il loro lavoro visti i grandi investimenti, dall’altro è totalmente mancato un cenno di cautela rispetto alle potenziali problematiche di inquinamento elettromagnetico che molti esponenti della comunità scientifica evidenziano. Credo che questo sia un problema molto serio perchè la necessità di sviluppo non può essere anteposta acriticamente alle condizioni di sicurezza complessiva della popolazione.

Eustachio Tataranni – Slc Cgil Basilicata

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