COMUNICATO Gruppo TIM 
Le anticipazioni di stampa di queste ore e gli ordini di servizio aziendali pubblicati in queste ore non 
lasciano presagire nulla di positivo. Si sta profilando, ben lieti di essere smentiti, una soluzione che ci 
troverebbe assolutamente contrari, ovvero qualcosa che assomiglia allo smembramento di Tim per 
come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi. Una soluzione folle, in totale controtendenza con quanto 
avvenuto in Europa. 
Ma soprattutto, quello che davvero indigna più di ogni altra cosa, è che tutto questo sta avvenendo 
“dietro le quinte”, con un generale trincerarsi dietro al rispetto del mercato che assomiglia troppo ad 
un atteggiamento pilatesco. Ad iniziare dal Governo, dove si finge di non capire che qualsiasi opzione 
di scorporo, fossero i servizi o la rete, non sarebbe una operazione indolore per gli attuali perimetri 
occupazionali.
Le proposte di Vivendi evidenziate dalla stampa in queste ore riportano le lancette della storia indietro 
di qualche anno ed, allo stato attuale, sembrano sotterrare definitivamente qualsiasi ipotesi di rilancio 
industriale del Gruppo Tim. 
Anche gli ordini di servizio pubblicati il 7 dicembre scorso, abbiamo il sentore che vadano verso 
dinamiche frettolosamente decise senza una visione chiara ed un preventivo confronto sul piano 
industriale. La fotografia che ne esce ci riporta purtroppo all’era dell’ex AD Genish, con un DG/AD in 
volo tra il Brasile e l’Italia. E non ci rassicura che la continuità aziendale sia affidata nelle mani del 
“deputy” che nella recente gestione ha fallito gli obiettivi di piano.
Stanno evidentemente arrivando al pettine i nodi che denunciamo da anni. Si sta per compiere un vero 
e proprio “scempio industriale” senza aver la benché minima idea di cosa si voglia costruire. Si 
continua a parlare di un’ipotetica società a controllo pubblico della rete ed intanto 
“governativamente” si procede con i bandi parziali con i quali si regalano soldi ed infrastrutture ai 
privati senza aver neanche la garanzia di raggiungere gli obiettivi tecnologici e di coesione sociale ed 
economica del Paese.
Siamo ancora in tempo per fermare tutto ciò e aprire un “vero” confronto in sede aziendale e presso le 
Istituzioni sul riassetto di un importante Gruppo industriale azienda strategico e vitale per il settore 
delle TLC e dell’Italia. In caso contrario diventerà inevitabile procedere, alla ripresa di gennaio, con la 
mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori.
Roma, 10 dicembre 2021
 
Le Segreterie Nazionali
SLC CGIL FISTEL CISL UILCOM UIL

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