Si sono conclusi con un nulla di fatto gli incontri del 28 e 31 marzo tra la delegazione Rai, composta dalla Direzione del Personale/Ruo, dal Capo Staff Ad, dal Cfo, dal Cto, dal Direttore infrastrutture immobiliari e sedi locali e le segreterie nazionali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-UilL, Fnc-Ugl, Snater, LibersindConfsal.

Tanti i punti trattati che non hanno convinto le organizzazioni sindacali, sempre più certe che, dopo quasi due anni dalla nomina degli attuali vertici, poco o nulla si sia fatto per dare risposta ai problemi e alle criticità che rischiano di strangolare la Rai. Incertezza sul Piano Industriale e Piano Immobiliare con una visione futura poco chiara in termini di progettazione e investimenti. Una tenuta finanziaria del Gruppo Rai non solida: il bilancio del 2022 si chiuderà con 580 milioni di debito e il budget 2023 prevede che il debito crescerà a 650 milioni. Incertezza sul futuro sull’assetto industriale di Rai Way; utilizzo ingiustificato degli appalti e delle risorse esterne e mancata valorizzazione di quelle interne come previsto dal Contratto di Servizio; completa assenza delle risorse economiche necessarie per il rinnovo del CCL; mission dei centri di produzione e delle sedi regionali; carenza di organico e mancato aggiornamento tecnologico; mancata conciliazione vita lavoro in produzione Tv, radio e sedi regionali; mancato ampliamento del “lavoro agile” in produzione e miglioramento degli accordi sottoscritti in tema di “lavoro agile”; mancato confronto sul piano di razionalizzazione del servizio mensa e del graduale riconoscimento dei buoni pasto a tutti i lavoratori. E non per ultimo il mancato accordo sul “canone in bolletta”: l’azienda ha confermato la propria preoccupazione per la tenuta dei conti aziendali, nel caso venisse confermata la prospettiva di toglierne la riscossione dalla bolletta elettrica. Trattandosi però di una decisione spettante alla politica, pur avendo esternato le proprie preoccupazioni al ministero dell’Economia, ne aspetta le decisioni e le soluzioni alternative.

La Slc Cgil, in completo accordo con le altre organizzazioni sindacali ha giudicato negativamente l’atteggiamento inerme della Rai che non ha saputo fornire risposte adeguati ed efficaci ai temi sul tavolo. Per questo motivo si continuerà con la mobilitazione attraverso il blocco delle prestazioni accessorie e/o complementari (lavoro supplementare, straordinari, reperibilità, straordinario in sesta giornata) a partire dal 5 maggio 2023 sino al 31 maggio 2023 compresi. Mobilitazione che culminerà con lo sciopero generale delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo Rai il giorno 26 maggio 2023 con blocco delle prestazioni accessorie e/o complementari (lavoro supplementare, straordinari, reperibilità, straordinario in sesta giornata) operanti in tutta Italia.

Mobilitazione e sciopero anche in Calabria: “Rai non ha fornito alcuna risposta né sul futuro economico né su Rai Way” – ha dichiarato il segretario regionale Slc Cgil Calabria, Alberto Ligato. “Nessuna risposta – ha aggiunto Ligato – né aperture sugli accordi già in essere. Non possiamo continuare a ignorare l’immobilità dell’azienda. Lo sciopero generale resta, quindi, l’unica strada percorribile”.

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