“Per quanto riguarda la situazione calabrese ci sono piccoli avanzamenti che ci consentono di guadagnare tempo ma che non forniscono una soluzione strutturale né alla vertenza Abramo né a quella degli appalti di Crm Bpo di Tim in cui sono impiegati, oltre ai mille lavoratori di Abramo, altrettanti lavoratori calabresi nelle aziende Konecta, Gruppo Distribuzione ed Ennova”. Sono le prime parole di Alberto Ligato, segretario regionale Slc Cgil Calabria, a margine del tavolo istituzionale che si è svolto a Roma, a Palazzo Piacentini, sulla situazione dei call center Tim in outsourcing co-presieduta dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone dove hanno partecipato le Regioni Sicilia, Calabria, Basilicata, Lazio, Toscana, Sardegna, il Gruppo Tim, i rappresentanti delle aziende di call center e le organizzazioni sindacali. Durante la riunione i ministri hanno prospettato l’ipotesi di avviare un progetto pilota per la riqualificazione e conversione di tali realtà verso mansioni diverse da quelle del call center, come le attività di dematerializzazione degli archivi cartacei della pubblica amministrazione. 

“La proroga del contratto fino al 30 giugno per Abramo (di cui già eravamo a conoscenza) – ha detto ancora Ligato – ma soprattutto l’affermazione di Tim fatta davanti a due ministri, di ripristinare i volumi tolti negli ultimi mesi, potrebbe ridare respiro a quei lavoratori che sono rimasti schiacciati nei meccanismi finanziari di un’azienda che pensa esclusivamente a piccoli risparmi (se paragonati ai volumi di affari che gestisce), senza minimamente tenere in considerazione l’impatto sociale che ne deriva. Bene l’esplicitazione pubblica della proposta del presidente Occhiuto ma, soprattutto bene ha fatto a chiarire quanto, come sindacato unitariamente, ripetiamo da tempo, cioè che la proposta di reskilling per la digitalizzazione della pubblica amministrazione è un’ottima idea per risolvere un sovradimensionamento dei lavoratori del settore ma che, visti i tempi di sviluppo, è assolutamente inapplicabile alla vertenza Abramo che ha bisogno di una soluzione immediata. È necessario, su questo, ad oggi, finalmente concordiamo tutti, mettere prima in salvaguardia la contrattualizzazione dei mille lavoratori in aziende che abbiano un arco temporale più ampio di quello della Abramo C.C. in A.S. per poi lavorare tutti insieme all’ambizioso progetto calabrese affinché diventi un volano di occupazione per la nostra regione”.

“Abbiamo registrato qualche timido passo avanti ma noi non possiamo abbassare la guardia. L’occupazione rimane la priorità – ha detto Riccardo Saccone, segretario nazionale Slc. Saccone ha insistito sull’ “approccio di sistema che deve contraddistinguere la proposta avanzata al tavolo che mira alla riprofessionalizzazione di parte della platea interessata sulla digitalizzazione nella pubblica amministrazione”.
Un fatto che per Saccone “può essere positivo ma è fondamentale che a questa soluzione venga dato un approccio di sistema che parta soprattutto dall’idea che il contratto collettivo di riferimento rimanga per questa ampia platea quello delle Tlc, eliminando all’origine il dumping cui andrebbero incontro”. Bene per Saccone anche  l’impegno di Tim di ridare i volumi di traffico, precedentemente tagliati, ai call center operanti in appalto per Tim, per diminuire la Cassa integrazione e per cercare di giungere nel frattempo ad una soluzione di sistema. Per quanto riguarda l’azienda Tim, “è stata rilevata dai sindacati la presenza di un convitato di pietra, -dice ancora il sindacalista- perché gli appalti di Tim sono strettamente legati al destino di Tim”. La Slc, per bocca di Saccone, ha inoltre sollecitato sulla stessa vicenda un tavolo negoziale a Palazzo Chigi che il ministro dell’industria, Adolfo Urso, ha accolto positivamente assicurando che potrebbe arrivare a giorni.

Lascia un commento