Benzina sul fuoco delle relazioni industriali tra Tim e sindacati. Con la cessazione del contratto commerciale tra l’ex monopolista e Abramo Customer Care, dal 1° gennaio 2024 saranno collocati in cassa integrazione a zero ore 493 addetti all’assistenza clienti Tim per le attività di Consumer (119, 187, digital care). Un impatto monstre se si considera che Abramo CC conta in tutto 1.070 lavoratori, sparsi tra le province di Crotone, Catanzaro, Cosenza e Palermo. Di questi siti potrebbe rimanere aperto solo il primo, a rischio chiusura tutti gli altri.

Sul piede di guerra Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil che hanno proclamato lo stato di agitazione e chiesto un incontro urgente al ministero del Lavoro e al ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Tre gli aspetti dell’operazione che i sindacati giudicano “inaccettabili”: “1) che a eludere la clausola sociale regolamentata dal Ccnl delle Telecomunicazioni sia la più grande azienda del settore; 2) che si decida di cessare un contratto commerciale a un’azienda, quale Abramo, sotto procedura fallimentare, dandole quindi il colpo di grazia; 3) che a farlo sia “una committenza (Tim, ndr) che conta tra i propri azionisti anche Cassa Depositi e Prestiti – sottolinea la nota unitaria – su cui saranno valutati eventuali profili di illegittimità”.

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