Oggi è l’ultimo giorno di questo 2018 e come ogni fine anno è momento di bilanci, consuntivi per l’anno che sta terminando e di preventivi su quello che verrà. È il momento in cui si prova ad analizzare le cose positive fatte, provando a riproporle e rilanciarle per l’anno successivo, e di valutare gli sbagli commessi cercando di individuare soluzioni ed idee per non perseverare nell’errore.

L’anno che va concludendosi è stato molto intenso, a tratti bizzarro, che ha altalenato conquiste importanti per i lavoratori dei settori rappresentati da Slc, ma anche momenti di forte tensione, difficile comprensione e sconfitte.

È stato l’anno in cui, dopo anni di blocco, abbiamo concluso il rinnovo contrattuale, avviato sul finire del 2017, nei settori delle telecomunicazioni, poste, rai, emittenza, produzione culturale, spettacolo, teatri, poligrafici. Accordi che, seppur in un contesto recessivo e di crisi che oramai viviamo da quasi un decennio, hanno confermato diritti ed aumentato il potere di acquisto tra le lavoratrici ed i lavoratori che rappresentiamo.

Potevamo fare di più? Sicuramente! Ci accontentiamo di quanto ottenuto? Decisamente no, tant’è che siamo già alla costruzione ed alla rivendicazione delle nuove piattaforme contrattuali.

Abbiamo commesso errori? Certamente, solo chi non fa non sbaglia!

Sarebbe un grave errore non tener conto, in una valutazione complessiva e contestualizzata, di quale importanza abbia rivestito una stagione così imponente di rinnovazione contrattuale, in un contesto socio-economico sicuramente sfavorevole per le lavoratrici ed i lavoratori che abbiamo l’onore e l’onere di rappresentare.

A peggiorare le condizioni della fase non è stata solo la crisi economica ma anche una pesante crisi della politica e del sistema di rappresentanza elettore-eletto. Infatti il non aver avuto, negli anni, interlocutori istituzionali che abbiano dato la giusta attenzione al mondo del lavoro, ha peggiorato ulteriormente il contesto in cui siamo stati costretti ad operare.

Nel provare ad indicare quanto di buono fatto è d’obbligo ricordare le iniziative messe in campo da Slc Calabria, per questo 2018, in termini di convenzioni aggiuntive e condizioni di miglior favore rivolte ad i propri iscritti attraverso la campagna “Welfare Slc”. Un sistema di agevolazioni su acquisti di beni e servizi con sconti importanti per i tesserati alla Slc Cgil Calabria, un impianto di circa 150 convenzioni che punteremo a raddoppiare per il 2019 in Calabria. Tenteremo di estendere questo progetto anche alla Basilicata, provando così a portare ai nostri iscritti sempre maggiori servizi di welfare, in una sorta di “salario differito in salsa Slc”.

Cosi come dal lato sindacale incentrato sulla battaglia per la legalità, sul ripristino delle condizioni dignitose, sul rispetto dei contratti per i lavoratori precari, come non ricordare #presidiolegalitacallcenter, la campagna di denuncia messa in campo dal gruppo dirigente calabrese di Slc che ha comportato decine di aziende denunciate presso gli enti preposti e restituito dignità a centinaia di lavoratori, attraverso il giusto riconoscimento di reddito, contributi previdenziali, diritti e tutele.

Una iniziativa specifica questa sui call center, che nel corso dell’anno è stata rilanciata ed emulata in tutti i settori, dalla Rai, alle Poste, al settore dell’impiantistica telefonica. Il delicato tema della tutela dei più deboli nel sistema degli appalti è stata per la Slc Calabrese non un mero slogan, ma un faro guida nel quotidiano agire sindacale. Le nostre denunce verso le grandi committenti hanno fatto emergere un sistema di abuso degli appalti per abbattere i costi del lavoro, facendo ricadere sull’anello più debole della catena, i lavoratori degli appalti. Tim, Poste, Rai, e così via Enel, Mediaset, Sky, per elencare solo le maggiori aziende committenti nel mondo del lavoro della comunicazione, hanno individuato nell’appalto sistematico delle proprie attività un metodo di risparmio costante, riducendo il personale sociale interno, ed esternalizzando lavoro verso un mondo più precario, sia dal punto di vista salariale (part-time) che contrattuale (proliferazione dei contratti atipici). Quanto sviluppato in termini di denunce su questi temi nel 2018 non è che l’inizio di una lunga battaglia di dignità che sicuramente proseguirà nel 2019, con ancor più vigore.

Eppure questo è stato un anno triste. Nelle cose che sicuramente andrebbero gettate dal balcone questa sera per chiudere il 2018 non possiamo non elencare l’epilogo di 3 vertenze significative per il nostro territorio calabrese che hanno avuto impatti occupazionali tragici.

Per Call&Call, dopo i licenziamenti subiti nell’estate del 2017, confidavamo che il 2018 fosse l’anno del riscatto sociale, in cui attraverso il ricorso ai tribunali avremmo ridato giustizia per quel che continuiamo a considerare un licenziamento illegittimo. Così non è stato… È nostro stile, e prassi consolidata, provare a non commentare le sentenze dei tribunali e limitarci a rispettarle, ma non possiamo non esprimere il profondo amaro in bocca che questa vicenda ci lascia.

Per Abramo Printing&Logistics, dopo una lunga crisi durata oltre 5 anni con sacrifici pesanti per i lavoratori impattati, quest’anno la vertenza ha avuto il triste epilogo di veder confermati i licenziamenti. Negli anni attraverso la contrattazione e la concertazione avevamo scongiurato ogni tipo di licenziamento involontario, nel 2018 la capacità negoziale di un sindacato responsabile nulla ha potuto contro miopia aziendale ed incapacità gestionale di un gruppo manageriale inadeguato. Ma anche qui la battaglia non è finita, abbiamo già avviato il percorso giudiziale e ne attendiamo fiduciosi l’esito.

Infine la vertenza Maran. Dopo oltre un anno di sofferenze e sacrifici, l’autunno ci aveva regalato una soluzione, certamente non trionfale, ma che quantomeno teneva in piedi l’occupazione e riaccendeva la speranza di un rilancio. Ad oggi un brutto colpo, nel pieno delle feste natalizie, si è abbattuto sulle lavoratrici e sui lavoratori ex Maran, facendoli ripiombare nel baratro, dell’incertezza dopo soli 2 mesi di speranze, o a questo punto meglio dire di illusioni.

Difficile ritenersi soddisfatti nel dichiarare questo 2018 un periodo positivo, vista la perdita sul campo di circa un centinaio di lavoratori con contratto stabile nel corso dell’anno. Un bilancio negativo anche sul versante del mondo del precariato dove tanti sono i lavoratori che avevano riposto tante aspettative in questo 2018, e che ora si ritrovano senza lavoro, ed espulsi dai cicli produttivi.

Il 2018, in particolare nelle date del 24 e 26 Ottobre è stato l’anno in cui abbiamo provato ad avviare un percorso di unificazione funzionale tra le strutture della Slc Basilicata ed Slc Calabria. Due strutture che mantengono la loro autonomia organizzativa, ma che provano attraverso l’elezione di un unico segretario generale la via della contaminazione ed integrazione tra due modelli sindacali simili organizzativamente ma diversi per base di rappresentanza. Al di là delle grandi aziende a rete presenti su entrambi i territori (Tim, Poste, Rai, Sielte, Raiway), in Basilicata esiste una tradizione industriale del settore della carta, rappresentata da importanti imprese del settore per l’intero mezzogiorno, che ha portato il consolidamento di un gruppo dirigente capace e con esperienza, in Calabria invece l’espansione smisurata del settore call-center ha favorito un ricambio generazionale nei gruppi dirigenti di Slc con una conseguente innovazione nella rappresentanza.

Il giusto mix tra il consolidamento dell’esperienza e l’inserimento di impianti innovativi dovrà essere la forza di questa unificazione funzionale che auspichiamo possa far crescere entrambe le strutture di Slc sia dal punto di vista sindacale che umano.

Il 2018 è stato anche l’anno in cui all’azienda aviglianese della Lucart ha avuto il riconoscimento di eccellenza per il Sud in termini di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, raggiunto grazie ad un proficuo confronto ma soprattutto attraverso un sistema strutturato di reportistica delle segnalazioni di potenziale pericolo, la conformità degli impianti, investimenti sui più moderni dispositivi di sicurezza. Questo dimostra che, laddove le aziende hanno attenzione su tutti gli aspetti che riguardano i lavoratori, il rapporto proficuo della contrattazione può essere un valore aggiunto per l’intero sistema produttivo.

Termina quindi questo 2018, con alti e bassi, come si può evincere da questo breve excursus, un anno di successi e traguardi, ma anche di lesioni irrimediabili.

L’auspicio e l’augurio per l’anno che verrà è quello di provare a sanare le ferite e rilanciare sui temi del lavoro, sul valore della contrattazione, sull’importanza delle RSU, sulla sfida a noi stessi, prima che alle nostre controparti, di tentare di governare i processi, anche e soprattutto in tempi di crisi, con la contrattazione, l’ascolto reciproco dei bisogni e delle esigenze, ma soprattutto attraverso il rispetto.

La nebbia però regna sovrana, c’è molta preoccupazione su quel che sarà, in tanti, troppi, settori da noi rappresentati.

Tenendo conto che la confusione domina anche nella maggiore azienda delle Telco. Una azienda quale Tim, che cambia AD ad una frequenza superiore al 5G, e ciascuno di questi porta una sua “ricetta” diversa per risanare l’azienda in cui l’unica costante è il taglio sui lavoratori, sul loro salario e sui loro diritti. Andremo ad affrontare un 2019 con l’incertezza di quello che sarà l’ennesimo piano industriale di Tim, le sue eventuali ed ipotetiche societarizzazioni, scorpori e via dicendo, consapevoli che la salvaguardia occupazionale e la difesa dei diritti sarà il faro guida del nostro agire. Consci che intorno alla più grande azienda delle Telco lavorano circa 50mila addetti dipendenti delle aziende del gruppo, ed altrettanti nelle aziende in outsourcing ed appalto.

Tanti sono i dubbi e le perplessità sulle operazioni sulle reti del settore emittenza. L’ipotesi di una fusione raiway-persidera, ancora non ha reso chiaro quale saranno gli impatti sulle aziende del settore. Così come tanta preoccupazione desta la confusione di Tim nel mondo della rete e della impiantistica telefonica.

Sulle sedi regionali Rai, vorremmo capire quali sono le volontà del nuovo CdA, con l’auspicio e l’augurio che ci sia un cambio di passo e soprattutto di impostazione, nella speranza che si comprenda la strategicità delle sedi regionali sia in termini di servizi informativi offerti alla cittadinanza, ma soprattutto dei potenziali sviluppi in termini di produzione culturale derivanti sui territori dalla creazione di centri di informazione conglobati a centri di produzione culturale.

La crisi relazionale con The Space Cinema, dopo i licenziamenti “punitivi” avvenuti a Livorno, non sembra intravedere miglioramenti. I primi storici scioperi a solidarietà e difesa dei colleghi ad oggi non hanno convinto l’azienda a cambiare approccio, ed il taglio dei fondi e del tax credit per il settore rischiano di far implodere tutto il mondo delle multisale.

Capitolo a parte merita l’azienda Poste, la più grande azienda del paese in termini di addetti. Nonostante il rinnovo del contratto, gli importanti accordi sottoscritti in termini di politiche attive, l’ingresso a gamba tesa di Amazon nel settore del recapito postale, dove negli anni il taglio del contributo statale al servizio pubblico del recapito ha ingenerato pesanti perdite nel settore, genera pesanti preoccupazioni sul settore. A questo aggiungiamo che Poste Italiane, ancora, specie nei territori periferici del mezzogiorno, continua a governare “promozioni”, “trasferimenti”, “ricollocazioni”, con le solite logiche clientelari da prima repubblica senza alcuna visione di impresa e senza alcuna logica produttiva, ingenerando contenziosi e vertenze di tanti onesti lavoratori che avrebbero maggior diritto. Avere un sistema di relazioni alto, di grande respiro a livello nazionale, di buoni accordi, di riorganizzazioni condivise, che poi però sui territori viene interpretato ad uso e consumo delle clientele di turno, sicuro non da una proiezione positiva per il futuro. Gli ultimi tentativi di contrattazione responsabile sono in corso, in funzione degli esiti ci determineremo sull’approccio da mantenere, senza escludere di rivolgerci alle Procure della Repubblica laddove si evidenziano gravi violazioni.

Il settore Call Center, avrà nel 2019 un anno decisivo per il futuro dell’intero comparto. Importanti commesse di contact center di committenti non appartenenti al settore delle Telco, quali Inps, Enel, Alitalia, Poste, andranno a gara, o si determineranno le sentenze dei ricorsi in relazioni alle gare già assegnate. Questo sarà l’anno in cui metteremo alla prova il funzionamento delle clausole sociali, andando a trattare cambi di appalto per decine di migliaia di lavoratori.

Molta preoccupazione desta la situazione in PCC Giochi e Servizi, in cui la necessità di conoscere il piano industriale dopo la sentenza sugli scontrini del Lotto, non è più rinviabile. La parte politica, trattandosi di commesse pubbliche, sarà chiamata duramente a responsabilità, ma di certo non sarà l’alibi di Lottomatica per sottrarsi al confronto.

Una delle prime azioni da mettere in campo per il 2019 sarà quello di richiedere con forza la pubblicazione del nuovo bando per la Commessa CSB (Centro Servizi Basilicata) su cui lavorano centinaia di addetti tra le aziende Datacontact e Lucana Sistemi. Bisogna dare tranquillità occupazionale e continuità lavorativa a queste lavoratrici e lavoratori.

In questa prospettiva dovremo affrontare tante sfide per il rinnovo delle Rsu dalle aziende a rete (Rai, RaiWay Tim, Poste) alle aziende del settore call center (Almaviva, Covisian, Comdata, Europ Assistance, System House). Sfide in cui ricercheremo importanti conferme e risultati convincenti.

Ed in questo scenario andrà conquistato il primo accordo storico di secondo livello in CallMat, e ritrovare la normalità relazionale in Main. Due aziende materane su cui c’è il forte impegno a voler dare una impronta chiara ed un segnale forte nella conquista degli obiettivi posti.

Ci aspetta un anno difficile, avremo il compito di sostenere chi ha perso il lavoro e chi non lo ha, di proteggere chi il lavoro lo ha e rischia di perderlo.

In un clima cosi sarebbe difficile parlare di auguri, ma dobbiamo avere il coraggio di dire che non c’è festa se sotto l’albero non portiamo i doni della giustizia sociale, della tutela dei diritti dei più deboli, della difesa dell’occupazione. Vale comunque la pena abbracciarci in questo fine anno, carico di domande, di paure. Provare a far quadrato intorno alle difficoltà che ci aspettano per reagire e raggiungere i risultati auspicati, senza perdere mai il sorriso.

Voglio fare gli auguri alle lavoratrici ed ai lavoratori del settore della comunicazione della “mia Calabria”, ed a quelli dell’altrettanto “mia Basilicata”, una regione che mi ha accolto da quasi sconosciuto con grande stima ed affetto, e che non vedo l’ora di ricambiare in questo 2019.

Nonostante un contesto così difficile ed a tratti inquietante, abbiamo il bisogno, sentiamo l’esigenza di scambiarci gli auguri. Ed abbiamo bisogno, soprattutto, che coloro che hanno serenità e allegria sappiano condividerli con coloro che non ne hanno.

Con la passione che ci spinge giornalmente a difendere i nostri diritti ed combattere per chi non li ha, dobbiamo darci gli auguri e porgere un messaggio di speranza. Ribadire ad ogni lavoratrice ad ogni lavoratore, ad ogni precario, ad ogni disoccupato, un messaggio di fiducia. Far capire ad ogni persona, poter dire, prendendo in prestito le parole di Battiato, che è una persona speciale e che noi ci prenderemo cura di lei e di lui.

Un Augurio di fiducia e speranza, alla ricerca di un felice e sereno 2019.

Daniele

Squillace 31.12.2018

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