La politica di TIM dell’abbassamento continuo del costo degli appalti, affidati sulla logica del massimo ribasso, ha cominciato a produrre i suoi effetti devastanti.

Tra i primi a finire sotto la mannaia ci sono i lavoratori di Comdata, che si sono visti diminuire drasticamente l’attività in favore di altre aziende che hanno accettato lo sconto (fino al 20%) “richiesto” da TIM. Ci chiediamo come sia possibile lavorare con quei prezzi… forse non applicano integralmente il CCNL? O magari svolgono l’attività all’esterno, per esempio in Romania?

Se così fosse saremmo di fronte all’ennesimo dimostrazione dell’inadeguatezza dell’attuale sistema di regolazione degli appalti. Un vero e proprio atto di prepotenza di TIM, che in barba alle regole decide di risparmiare sulla pelle dei lavoratori in appalto e sulla qualità del servizio offerto ai cittadini.

Se si afferma una politica di questo tipo, inoltre, sarà semplice per TIM dimostrare una differenza di costo sempre in maggiore crescita tra lavoratori diretti e lavoratori in appalto. Del resto TIM ha già iniziato a porre ai propri lavoratori nel concreto questioni di costo, agendo in via unilaterale a partire dalla disdetta dell’accordo di secondo livello.

Se dovesse permanere questo atteggiamento, che condanniamo fermamente, dovremo rispondere con la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori a tutela dell’intera filiera.

Roma, 26 marzo 2018

Le Segreterie Nazionali SLC-CGIL, FISTEL-CISL

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