Quanto accaduto ieri a Fedez fa notizia per la notorietà del “censurato”, ma purtroppo non ci stupisce. Lo diciamo da tempo: il problema non è più la singola telefonata del funzionario di turno.

Il problema, piuttosto, è che ormai l’azienda è del tutto paralizzata. Ieri era una giornata importante: il primo grande evento pubblico trasmesso dalla RAI, nell’Italia ancora semi-chiusa per Covid. Oggi, invece di festeggiarne la buona riuscita, siamo costretti a parlare del “sistema” e del “contesto giusto”.

La RAI sta morendo nell’indifferenza generale. Un’azienda che produce cultura e coscienza critica dovrebbe essere impegnata a cogliere la trasformazione imposta dalla digitalizzazione. Al contrario, è drammaticamente ferma agli anni Cinquanta.

Ora basta. È evidente che la pseudoriforma del 2015 ha fallito l’obiettivo di “liberare” la RAI dall’invadenza della politica, sempre ammesso che fosse questo lo scopo. Non si perda più tempo e si apra da subito il confronto sulla nuova RAI e su come renderla davvero capace di sprigionare le tante professionalità presenti, rimettendoci in sintonia con un Paese che sta cambiando.

Noi non staremo un minuto di più a guardare quanto accade, ne va del futuro di un’azienda strategica e dell’occupazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori

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