L’idea stereotipata, incolta, gretta e inaccettabile, di riduzione della Calabria a terra di ‘ndrangheta non appare solo falsa e semplicistica, quanto idiota e offensiva. Perché le istituzioni pubbliche, in questo caso la Rai attraverso la fiction “Duisburg, linea di sangue”, andata in onda su Rai1, continuano per l’ennesima volta col vecchio giochino della promozione del territorio, dimenticando di evidenziare che non si può promuovere un qualcosa parlandone male.
E’ indecente che il servizio pubblico, possa piegarsi, per manifesta incapacità di idee e di impegno, a tratteggiare una intera regione, eletta dalla Magna Graecia, florilegio delle arti nei secoli, a sperduto angolo di periferia dove vincono le banalità, le bassezze, i luoghi comuni e il dilettantismo di chi descrive una terra senza alcuna cognizione e conoscenza.
Noi che la ‘ndrangheta la combattiamo quotidianamente attraverso il nostro impegno a garanzia dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, che ci battiamo concretamente per diffondere una cultura della legalità, della giustizia sociale, dell’uguaglianza e della solidarietà, siamo letteralmente schifati a dover assistere a consueti manifesti lesivi e volgari.
Pensi la Rai a valorizzare attori, registi e professionisti calabresi che hanno tanto da dare ad un disservizio oggi più che mai politicizzato, sempre più povero di contenuti e spessore.
Quanto alla levata di scudi in difesa dell’immagine della nostra terra, la politica non può limitarsi ad un comunicato o una lettera aperta, soprattutto quando si hanno gli strumenti per valorizzare la propria terra, le maestranze, artisti ed attori calabresi, ma si preferisce operare in una logica spartitoria e clientelare, anche nei fondi per la cultura e per il cinema.
L’istituzione regionale deputata in Calabria alla valorizzazione del cinema, la film commission, opera male. Molto male. Registriamo un’assenza atavica sul territorio in merito ad iniziative legate al segmento cinematografico.
Il più delle volte si è puntato su grandi produzioni non calabresi, che non lasciano niente al territorio, se non prendere quattro figure locali per mera parvenza, quando invece vi sono numerosi professionisti e realtà calabresi di qualità a cui non viene data la possibilità di realizzare i propri progetti, e a cui si nega ogni formula di sostegno.
Operatori del cinema in Calabria costretti alla fame, mentre l’istituzione deputata impiega risorse per rappresentanza, e soprattutto sostiene ambiti che nulla hanno a che vedere con il cinema.
Ci sono attualmente bandi aperti e misure di sostegno, che ci auguriamo, possano tener conto delle importanti realtà “realmente calabresi”, confidando che la premialità possa orientatarsi alla meritocrazia ed al reale sviluppo del cinema dei territori, finalità primaria delle film commission italiane, e non a interessi particolari.
Vigileremo con intransigenza e rigore perché il cinema possa veicolare un’immagine positiva e di qualità di una terra lungamente martoriata da chi ha interesse che rimanga invece in ombra e simbolo dell’autopromozione negativa.
Creando le condizioni affinchè la produzione cinematografica calabrese possa operare in e per la Calabria, magari ci ritroveremo innanzi un racconto più realistico e vero della nostra amata terra.