La battaglia dei fondi per accaparrarsi al miglior prezzo parti più o meno pregiate del gruppo TIM è in pieno svolgimento.
Lo smembramento da qualcuno è ormai dato per certo anche se, a giudicare dalle continue notizie che quotidianamente riempiono i giornali economici e di settore, sembra che tale battaglia sia tutt’altro che decisa, tanto è che al passare del tempo lo scenario si avvicina sempre più al notorio spezzatino, in maniera sempre diversa e fantasiosa, ma nella sostanza di questo si tratta.
Anche l’AD del gruppo, seppur abbia annunciato urbi et orbi la presentazione di un piano industriale 2022-2024 ben definito già all’inizio di Marzo, ha di fatto preso tempo fino alla prossima estate, e sembra sia intensamente impegnato a dare seguito alle indicazioni dell’azionista francese di riferimento, che vorrebbe raccogliere i frutti di un investimento rivelatosi, fino ad oggi, non proprio redditizio, tanto da arrivare ad abbassare il valore di carico delle proprie azioni, avvicinandole a quello offerto dal fondo KKR.

E quindi siamo nella fase in cui si cerca di capire quale sia il modo migliore per “valorizzare” le singole aziende che ad oggi compongono l’universo Tim, e darle in pasto ai vari fondi di investimento, che al momento sono alla finestra in attesa di poter addentare l’ambita preda, suddividendo, come ha fatto Pietro nel disegno distruttore, in società della rete e società dei servizi (e chissà poi), buoni e cattivi, un modello paragonabile a quello scolastico, con la differenza che in questo caso ci sono buoni e i cattivi in entrambe le realtà. Nel mentre si decide come poter realizzare la rete unica, attraverso una fitta interlocuzione tra i vertici del gruppo Tim e quelli di Open Fiber, e si tenta quindi di capire il posizionamento dei vari fondi e la strategia rispetto a questa tematica ed agli interessi sopra descritti, la vita aziendale va avanti…come non ti aspetteresti.

SLC CGIL – FISTEL CISL – UILCOM UIL , hanno ormai da mesi interrotto le relazioni industriali con il gruppo Tim, e intrapreso contemporaneamente una forte azione di contrapposizione a quello che si delinea come un piano industriale disgregante, distruttore, che spazzerebbe via la Tim e l’intero gruppo, per come fino ad oggi lo abbiamo conosciuto, creando una pluralità di soggetti la cui sostenibilità in un mercato che si è mangiato 13 miliardi di ricavi negli ultimi 10 anni, non sarebbe garantita per nessuno.

In questa complessa situazione, dove sovente vengono chiamate in causa le singole aziende del gruppo, attribuendo alle stesse un preciso valore, che sia di natura infrastrutturale o relativo alle effettive competenze, manca all’appello solamente TELECONTACT.

Sembra di tornare indietro di qualche anno, quando TCC era di fatto considerata e gestita come la “Cenerentola” del gruppo, utile e funzionale per alcuni obiettivi, ma sempre da relegare in seconda linea rispetto alle “Grandi Sorelle”. Eppure negli ultimi anni, con un serio e proficuo confronto con il Sindacato Confederale, si era impostato un lavoro che stava lentamente portando i suoi frutti, che stava cambiando la percezione stessa delle Lavoratrici e dei Lavoratori all’interno del gruppo Tim. Un confronto basato sulla condivisione di obiettivi che avrebbero garantito e dato stabilità all’azienda ed allo stesso tempo migliorato le condizioni di lavoro e la conciliazione con la vita privata delle persone.

Con un colpo di spugna, si è deciso di cancellare tutto! Si è deciso di tornare indietro su quegli aspetti che incidono in maniera diretta sulle persone, l’aspetto economico con i mancati consolidamenti Full Time, e l’aspetto umano, relativo alla conciliazione degli orari di lavoro con la vita al di fuori dell’azienda.

Per quanto riguarda i consolidamenti sapevamo che avrebbero avuto termine, e che avrebbero portato con loro, anche la necessità di rivedere le matrici. Ma ci chiediamo, vista la situazione generale del gruppo, e per tutte le questioni già richiamate, perché non si sia ritenuto opportuno, nemmeno per un instante, rimandare la discussione ad un successivo momento, nel quale un serio e responsabile confronto avrebbe potuto dare risposte diverse alle persone ed alla stessa azienda? Qual era l’urgenza di voler procedere così a spron battuto? Nella giornata del 28 marzo u.s. è stata infatti consegnata alla rappresentanza sindacale la documentazione inerente la revisione delle matrici nei vari ambiti Consumer, SME, ed Enterprise. Non dovrebbe essere necessario ricordarlo, ma tale revisione non è stata condivisa dalle scriventi organizzazioni che hanno di fatto solo recepito la documentazione.
Siamo sicuri che, se ci fossimo confrontati nel merito, avremmo potuto trovare delle soluzioni migliorative rispetto a quelle che l’azienda ha deciso di adottare unilateralmente. Ed a questo proposito auspichiamo ovviamente che, quando le condizioni generali lo consentiranno, si possa aprire un vero tavolo di confronto, per entrare nel merito della questione. Ma, ad oggi, questo è impensabile. Sarebbe stato come osservare la pagliuzza nell’occhio dell’altro, non accorgendosi della trave nel proprio, non vedendo l’incertezza, la confusione, il rincorrersi di voci dissonanti che gravitano intorno a questa azienda, e dove le uniche decisioni prese con fermo rigore riguardano il rientro in sede in un momento in cui il contesto complessivo suggerirebbe il contrario.

SLC CGIL – FISTEL CISL – UILCOM UIL sono assolutamente preoccupate per il futuro di questa azienda, al momento basato su voci che un giorno ne immaginano la vendita imminente, ed il giorno successivo ipotizzano confluenze diverse.

Qual è la verità? Quale sarà il futuro di questa azienda? Quale sarà il futuro delle Lavoratrici e dei Lavoratori? Queste sono le domande a cui vorremmo si trovassero risposte per dare positive certezze sulle prospettive di TELECONTACT e delle sue persone.

Speriamo che si trovi presto la scarpetta di cristallo, e la sorellastra Cenerentola, si trasformi quanto prima nella bellissima principessa, diversamente saranno agite tutte le strade possibili a difesa del perimetro
occupazionale/aziendale. 

Le Segreterie Nazionali
SLC CGIL – FISTEL CISL – UILCOM UIL

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