La pandemia che ha invaso le nostre vite in questo ultimo anno e mezzo ha modificato radicalmente molti aspetti della nostra vita.

Tra questi uno dei più importanti è la concezione del lavoro e nello specifico nella sua realizzazione da remoto, a distanza.

Prima dell’avvento del Covid-19 solo poche aziende illuminate, per lo più sollecitate da organizzazioni sindacali lungimiranti, avevano accordi sul lavoro remotizzato (smart working).

Da marzo 2020 invece questa modalità lavorativa è tra le più diffuse, questo ha portato enormi benefici a chi ne ha potuto usufruire (basta pensare alle spese sostenute per effettuare giornalmente il tragitto casa/lavoro), ma ha portato anche un grande apporto in tema di sicurezza (meno macchine in giro, minori incidenti stradali) e di salvaguardia ambientale (meno circolazione di automobili, meno emissioni di CO2 nell’ambiente).

Indubbiamente però, ogni aspetto della nostra vita ha anche un risvolto della medaglia, la remotizzazione del lavoro ha portato sicuramente alla polverizzazione delle sedi produttive, con tutti quello che ne comporta in tema di soppressione di posti di lavoro (ad esempio ditte di pulizia) e di sofferenza psicologica dovuta all’isolamento lavorativo, in antitesi alla socializzazione storicamente presente sui posti di lavoro.

Come Slc Cgil Calabria e Basilicata proviamo tramite un sondaggio (qui di seguito) a raccogliere le esperienze e le impressioni che ci consentiranno un’analisi più approfondita e puntuale su quanto esposto fino ad ora, provando ad individuare soluzioni, anche con il contributo di esperti, che possano migliorare gli impatti del lavoro da remoto sulla vasta platea che ne usufruisce.

Sondaggio: Effetti positivi e negativi della remotizzazione

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